Se vogliamo parlare di letteratura italiana è d’obbligo partire dalla Divina Commedia di Dante Alighieri, il classico italiano per eccellenza, tant’è che Primo Levi considera importante questo poeta se si vuole iniziare ad imparare l’italiano, proprio come possiamo leggere nel suo libro Se questo è un uomo.
Non si sa l’anno esatto in cui è stata scritta la Divina Commedia, ma approssimativamente possiamo datarla agli inizi del 1300. È un’opera con una struttura complessa: si divide in tre cantiche, Inferno, Purgatorio e Paradiso, ognuno suddiviso in 33 canti. Oramai tutti conosciamo questo capolavoro dantesco, appartenente al Dolce Stilnovo. Questa corrente letteraria è caratterizzata dalla figura della donna al centro della poetica degli stilnovisti, il suo amore rende l’uomo capace di raffinare l’anima e il proprio comportamento.
Un altro classico di cui ci sentiamo di parlare è La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, scritta negli anni precedenti al 1575 e ambientata negli anni della prima crociata, narrando delle vicende della presa del San Sepolcro. La storia inizia con l’arcangelo Gabriele che si manifesta a Goffredo di Buglione comunicandogli la volontà divina di assegnare a lui il compito delle operazioni militari, il guerriero accetta diventato anche il capo di queste spedizioni, uscendone vittorioso.
Nella letteratura italiana diverse sono le correnti letterarie pessimiste, ma la più evidente è la poetica di Giacomo Leopardi (verso la fine del 1700), che è proprio lui a parlare di pessimismo, l’uomo che si fa piccolo davanti all'immensità dell’infinito. L’impossibilità nel raggiungere la felicità a causa della natura suprema sull’uomo.
Il Decadentismo è una corrente pessimista nei confronti del progresso, o meglio considera i progressi scientifici non sufficienti per andare oltre la visione razionale che ci tiene prigionieri, che non permette di arrivare all’assoluto. Uno degli esponenti italiani di questa corrente letteraria è D’Annunzio, la cui poetica è incentrata su tre temi principali: l’estetismo (attribuire all’arte il valore assoluto, unica fonte di bellezza), il panismo (aspirazione alla fusione totale con la natura e con il cosmo) e il superomismo (il superuomo è colui che si eleva al disopra della plebe, coltiva il culto della forza ed è animato da una volontà di dominio).
Facendo un salto in avanti nella storia della letteratura italiana arriviamo a Pirandello. Egli studia l’uomo con il sentimento della sofferenza e del disagio; individua quel contrasto che si crea tra chi siamo, chi vorremmo essere e come ci vedono gli altri. L’uomo si accorge di portare costantemente una maschera, allegoria dell’illusione verso se stesso.
Chiudo l’articolo parlando del suo celebre romanzo Uno, nessuno e centomila, mi sta particolarmente a cuore perché qualche anno fa ho uno spettacolo teatrale basato su questo libro e penso sia stato uno degli spettacoli più bello che abbia mai fatto. Si basa proprio sul concetto del contrasto tra il come ci vediamo e come gli altri ci vedono, infatti il romanzo inizia proprio con il dialogo tra Moscarda e la moglie e scopre, così, di avere il naso storto. È proprio questo particolare che porta il protagonista ad una serie di riflessioni e arriva alla consapevolezza di non essere per gli altri come egli è per se stesso.
Qui sotto nei commenti fateci sapere cosa ne pensate e siamo curiose di sapere quali sono le correnti letterarie più importanti per voi. Perché no? Potete anche essere voi a decidere quale letteratura del mondo volete conoscere la prossima volta!

Commenti
Posta un commento