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Seta. Recensione


Trama 

Lavilledieu, nella Francia meridionale. Anno 1861. Hervé Joncour è un allevatore di bachi da seta, ma quando l'epidemia attacca prima gli allevamenti europei, poi quelli del vicino Oriente, si spinge fino in Giappone per procurarsene di contrabbando. E in quella terra ai confini del mondo incontra una fanciulla bellissima e misteriosa che segna la sua vita. Da quel momento, lasciando a casa la moglie Helen, si sobbarcherà viaggi estenuanti e pericolosi per seguire un sogno impossibile che si concluderà tristemente sulle rive di un lago.


In una cittadina francese dell’Ottocento, Hervé Joncour commercia bachi da seta, conducendo una vita tranquilla e metodica. Quando un’epidemia minaccia la produzione europea, è costretto a spingersi fino in Giappone, un paese lontano e misterioso ancora poco conosciuto dall’Occidente. Quel viaggio, ripetuto nel tempo, si trasformerà lentamente in una ricerca silenziosa, dove desiderio, nostalgia e incomunicabilità si intrecciano come fili invisibili. 
Sono capitoli molto brevi quelli che Baricco ha scritto con leggerezza, una caratteristica che se da un lato incanta, dall’altro rischia di lasciare una sensazione di incompiutezza. Ho avuto la sensazione che i personaggi fossero appena accennati, non ho notato un particolare approfondimento che permettesse di conoscerli meglio, così come alcune dinamiche restano sfocate. Per me è stato un libro affascinante ma non del tutto appagante, da cui mi aspettavo forse un coinvolgimento emotivo più profondo.


Informazioni generali:
  • Titolo: Seta
  • Autore: Alessandro Baricco
  • Genere: narrativa
  • Numero di pagine: 112
  • Casa editrice: Feltrinelli






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