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Un buon posto in cui fermarsi. Recensione

 


Trama

A volte la vita ci colpisce fino ad abbatterci. E se invece di rialzarci, provassimo a guardare il mondo con gli occhi di chi è a terra? Forse proprio la resa può regalare un’inaspettata felicità. Dopo “Il rosmarino non capisce l’inverno”, il nuovo commovente romanzo di Matteo Bussola. In pochi hanno saputo raccontare la fragilità maschile senza stereotipi, senza pregiudizi, senza vergogna. Matteo Bussola sa farlo con schiettezza e umanità. In queste pagine lancinanti eppure piene di luce, un uomo trova il coraggio di disertare la propria esistenza e costruire un sogno. Un padre in neuropsichiatria con il figlio impara ad accogliere la ferita di chi ha messo al mondo. Un anziano marito, prendendosi cura della moglie malata di Alzheimer, si domanda che cosa rimanga di una relazione quando chi amiamo sparisce, anche se possiamo ancora toccarlo. Un hikikomori che si è innamorato online vorrebbe incontrare chi è diventato per lui così importante, ma la paura di uscire lo imprigiona. Un bambino ubbidiente scopre la bellezza inattesa di deludere le aspettative. Incrinati, piegati, sconfitti, capaci però di cercare un senso, di intravederlo lì dove mai avrebbero creduto, questi protagonisti trovano ognuno un modo personale, autentico, spudoratamente onesto, di rispondere alla domanda: «Che cosa fa di un uomo un uomo?»


"Un buon posto in cui fermarsi" è un viaggio nell'universo maschile, raccontato senza stereotipi, con delicatezza e autenticità, mettendo a nudo anche la vulnerabilità più umana. Ogni storia ci presenta uomini fragili, imperfetti, spesso in bilico, ma ognuno di loro è in qualche modo eroe di sé stesso.
Il libro si apre con Stefano e si chiude con la nascita di suo figlio, come se il suo intento fosse quello di raccontargli piccole perle di vita, creando un cerchio narrativo che dà coesione all'intera opera. Nella lettura delle diverse storie, incontriamo personaggi che affrontano una malattia, la solitudine, un cambiamento, la paternità, la ricerca di sé. Matteo Bussola ci mostra che la forza può risiedere nella vulnerabilità, e che a volte sapersi fermare non significa fallire.
Quello che mi ha colpita molto è la struttura, ogni capitolo sembra apparentemente fine a se stesso, ma in realtà è legato agli altri da piccoli dettagli, da nomi che ritornano, da situazioni che si incrociano, li si continua a conoscere nelle pagine successive attraverso gli occhi di qualcun altro. Questo crea un senso di continuità e di comunità tra i protagonisti, come se tutti stessero cercando lo stesso "buon posto" in cui fermarsi.
Un altro punto che mi sento di sottolineare è la capacità dell'autore di mostrarci ogni singola storia in maniera oggettiva, lasciando a noi lettori la facoltà di elaborare un parere personale su ogni personaggio incontrato, usando un linguaggio semplice ma che non cade nel banale.
È uno di quei libri capaci di soddisfare lettori con ogni gusto letterario, perché non si tratta di semplice finzione, ma ognuno di noi può rispecchiarsi in queste storie di vita vera.


Informazioni generali: 
  • Titolo: Un buon posto in cui fermarsi
  • Autore: Matteo Bussola
  • Genere: narrativa
  • Numero di pagine: 160
  • Casa editrice: Einaudi editori






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