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La bella estate. Recensione

 


Trama

Scritto nella primavera del 1940 e pubblicato nel 1949 insieme a Il diavolo sulle colline e Tra donne sole, La bella estate è, come affermò lo stesso Pavese, la «storia di una verginità che si difende», il racconto dell'inevitabile perdita dell'innocenza. Sullo sfondo di una Torino grigia e crepuscolare, si dipana la dolorosa maturazione di un'ingenua adolescente: nell'ambiente corrotto e sregolato della bohème artistica torinese, Ginia si innamora di un giovane pittore da cui, dopo resistenze interiori e rimorsi malcelati, si lascerà sedurre. È l'inizio di un amore disperante, carico di attese e vane illusioni, destinato a consumarsi nel breve attimo di una stagione. Un romanzo intenso e delicato che narra l'iniziazione alla vita, nella fase che segna, con la scoperta dei sensi e della tentazione, il passaggio dall'adolescenza alla maturità e la consapevolezza del proprio inevitabile destino.


Ho trovato questa storia molto bella e sono rimasta colpita anche dall'originalità del tema trattato. Nonostante questo, non mi sono sentita pienamente coinvolta durante la lettura, alcuni punti li ho trovati lenti o ripetitivi. Se do un voto più basso del solito è proprio dato da questa mancanza di emotività, cosa che in un libro guardo molto. Mi sono sentita invogliata a continuare la lettura, poiché come ho detto inizialmente la storia mi è piaciuta, però mi è mancata l'empatia che solitamente ho con i personaggi durante la lettura. 



Informazioni generali:
  • Titolo: La bella estate
  • Autore: Cesare Pavese
  • Genere: romanzo
  • Numero di pagine: 134
  • Casa editrice: Einaudi




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