Trama
In una semplicissima newsletter, un giovane agente pubblicitario inserisce la fotografia, in apparenza banale, di un gregge: uno degli animali, una pecora bianca con una macchia color caffè sulla schiena, suscita tuttavia l'interesse di un inquietante uomo vestito di nero, stretto collaboratore del Maestro, un politico molto potente i cui esordi si perdono nel torbido passato coloniale giapponese. Al giovanotto viene affidato l'incarico - ma si tratta in sostanza di un ordine - di ritrovare proprio quella pecora: unico indizio, la foto in questione, ricevuta per posta dal Sorcio, un amico scomparso da anni. Accompagnato da una ragazza con le orecchie bellissime e dotata di poteri sovrannaturali, attraverserà tutto il Giappone sino a raggiungere la gelida regione dello Hokkaido, vivendo una vicenda mirabolante e al tempo stesso realistica nella descrizione di luoghi e circostanze. Considerato l'esordio letterario di Murakami, 'Nel segno della pecora' introduce molti dei temi cari all'autore: la solitudine dell'uomo, l'arroganza e lo strapotere della politica, la nostalgia per l'atmosfera esaltante degli anni Sessanta, la passione per il rock e il jazz, l'irrompere del surreale nella prosaicità della vita quotidiana.
Sia da titolo che dalla trama credo sia chiaro qual sia il tema centrale di questo libro, eppure non ci viene svelato subito a inizio libro, ci si arriva per gradi, camminando accanto a un protagonista che vive immerso nella sua quotidianità. È proprio in quella ripetizione di gesti e pensieri che il surreale comincia a insinuarsi.
La storia prende avvio con un protagonista senza nome, pubblicitario di Tokyo, che viene coinvolto in una strana missione: ritrovare una pecora con un segno sulla schiena, legata a un potere oscuro e a un uomo d’affari in punto di morte. Da lì, il romanzo si trasforma in una caccia metafisica che attraversa paesaggi giapponesi, ricordi lontani e incontri eccentrici, tra cui una donna dalle orecchie perfette, che il nostro protagonista incontra proprio dopo un amore finito, e un uomo-pecora che vive in un rifugio tra le montagne.
Murakami riesce a rendere poetico qualsiasi cosa racconta. Ho apprezzato moltissimo il modo in cui la narrazione si muove tra il reale e l’onirico senza mai perdere coerenza e cadere nel banale. Il tono è distaccato ma mai freddo, e il protagonista, nonostante viva tutto in modo passivo, diventa uno specchio per il lettore, che si ritrova a interrogarsi sul senso dell’identità, del potere, e della solitudine.
Alcuni passaggi mi hanno spiazzata, nulla è mai scontato in questa storia - stiamo pur sempre parlando di una caccia alla pecora - ma è proprio questo che adoro della scrittura di Murakami: non offre risposte, ma con le sue parole lascia suggestioni nella mente del lettore.
Il finale è volutamente aperto, permettendo al lettore di elaborare un proprio pensiero su quello che potrebbe essere accaduto. Mi ha lasciata in silenzio a rimescolare i pensieri, anche perché ciò che viene rivelato non è così immediato da metabolizzare. Se se non do cinque stelle è perché se da un lato ho amato l’atmosfera che si è creata e la costruzione narrativa, dall’altro ho trovato alcuni momenti troppo rallentati, c'è qualcosa che non mi ha convinta a pieno, ma un nulla in confronto a tutta la costruzione narrativa che è tipica delle storie di Murakami e che mi ha intrigata molto.
Con la sua stravaganza anche questo è un romanzo che resta, dove l'autore trova un modo tutto suo per trasmettere dei messaggi. Io ve lo consiglio sicuramente, e voi invece siete d'accordo con me?
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